Dicono che sarà l’ultimo.
E’ tanto o è poco? E, soprattutto, riaprirà l’asilo?
Ma che vuol dire l’ultimo? Come quando papi mi dice “l’ultimo” con i cartoni, prima che si metta a guardare quel programma stupido alle otto di sera dove c’è uno che parla con le scritte sotto e tutti sembrano molto seri e nessuno ride mai e non ci sono bambini?
Quando si mette a parlare con mamma e dice: “ma non è possibile, ma guarda questo, che carogne, che tragedia, ancora soldi che se ne vanno” e cose così. Ché mica capisco perché lo guardino quel programma lì, visto che poi sembrano tutti e due più incavolati di prima.
Comunque mi hanno detto che l’anno nuovo si chiama duemiladodici e che sarà l’anno che arriverà il mio fratellino. Che invece non ho capito come si chiamerà.
A dirla tutta non ho neanche capito perché arrivi, visto che io non l’ho chiesto e perché mamma stia lievitando a vista d’occhio e faccia tutte quelle storie per prendermi in braccio come se adesso fossi io quello che pesa di più di prima.
E non capisco neppure se papi sia contento o se come quando va a lavorare la notte sia già stanco prima di andare.
Forse l’anno che verrà tutte queste cose imparerò a capirle.
E forse, fra un anno o fra molti, mi chiederò se questa storia del capire non sia una cosa che è meglio lasciare incompresa.