Conti che tornano (pure le Regine)

Circa sessantanni suonati. Distinto signore, depresso ma con una luce particolare negli occhi che fa ben sperare. Una madre anziana vasculopatica di novantuno, ad oggi unico straccio di famiglia che gli resta. Dal momento che dodici anni fa la sua "fidanzata" si è buttata sotto un treno.

Gli hai appena parlato con il tuo collega che ti dà una mano a seguirlo in reparto. Lo conosci poco, ma ti pare di averlo già visto da sempre.

Sei nel corridoio, ti sei affrettato per chiamare l'ascensore e il tuo collega è rimasto alcuni passi indietro a stringergli la mano. E mentre stai per andartene senti quella frase, detta più forte apposta al tuo compare perchè la sentissi anche tu: "Speriamo dottore che questo farmaco mi ridia la carica. Per tornare come il mio cantante preferito, Freddie Mercury! Lo chieda al dottor Vitalux (che sarei io), lui lo sa che quell'uomo di serotonina ne aveva da vendere..."

Tu ormai sei già nell'ascensore e la porta si chiude alle tue spalle. Sei solo lì dentro e quella frase ti riecheggia. Vorresti piangere ma ti nasce un sorriso. E puoi pensare due cose. La prima è che quel paziente di sfiga ne ha avuta davvero tanta nella vita, che mettendo quella frase insieme ad altre che ti ha detto si consolida la tua ipotesi diagnostica che sia depresso sì, ma bipolare. Ma non è questo quello che provi adesso. Adesso pensi solo alla seconda cosa.

Che per la durata di quella frase quella persona tu l'hai amata, profondamente, e l'avresti abbracciata forte se non fosse stato per quest'ascensore di merda.