Dice che la democrazia è in pericolo.
Violentata, minacciata, assente.
Sarà.
Io penso, per quello che importa, che non ci sia mai stata.
“È una grande parola, la cui storia, suppongo, non è ancora stata scritta, perché quella storia deve ancora essere messa in atto.” (Walt Whitman)
Insomma sappiamo cosa dovrebbe essere ma non l’abbiamo mai messa in atto.
Perché quando ci pensiamo ci viene in mente l’antica Grecia.
Lì sì che c’era. Ma è ovvio. Nell’agorà ci scendeva il singolo cittadino (vabbé non c’erano le donne e gli schiavi, non stiamo a tagliare il capello in due…). Ognuno giocava in prima persona. Molte delle elezioni che si svolgevano erano delle estrazioni a sorte.
Capite la differenza?
A noi è il meccanismo rappresentativo che ci frega. Perché non siamo “tutti uguali”.
Non tocca a tutti fare politica.
Noi scegliamo chi ci rappresenta.
Potremmo scegliere semplicemente chi ci conviene. Sarebbe più onesto.
Ma nei secoli non è bastato.
Noi si deve scegliere chi è migliore di noi.
Vi rendete conto dell’idiozia? Quanti là fuori pensano che esista uno migliore di sé? In ambito politico almeno.
Allora vai con l’ideologia: scelgo uno non necessariamente migliore di me, ma che al mio posto porta avanti un ideale condiviso che ci renda migliori tutti.
Questo accettabile compromesso ha salvato il giochino democratico-cristiano per quasi cinquanta anni.
Oggi ce lo siamo dimenticato. Anzi, c’è chi pensa sia fumo negli occhi ed inutile complicazione.
Oggi, nuovamente, come l’altroieri e un po’ sempre, si torna ad accettare, obtorto collo, che il migliore sia il più forte. O il più ricco, o il più mafioso, o quello sessualmente più vincente, o tutto insieme.
Solo che questo già non è più il giochino della democrazia e chi si lamenta di non averlo più è proprio colui che già lo ha rotto da tempo.
L’altra cosa che mi turba è che avrei dovuto capirlo da tempo.
E’ logico che se devi mettere una “croce” su un simbolo quello che stai facendo è un “atto di fede”.
E’ talmente evidente che si dimentica. Ma è così.
A questo serviva l’ideologia.
Il fatto è che oggi tutti ci lamentiamo che non si riesca a far “dibattito politico” senza buttarla in gazzarra. Che non si riesce a conoscere la verità storica di niente, perché tutto è subito un attacco personale e giù di lì. Che neppure i numeri si sappiano. Da quante persone contiene una piazza a quante votino a quanto costi un opera cosiddetta pubblica a quanto duri un appalto a….
Era già così prima.
Io non ci volevo credere, ma era già così.
Però, porco cane, c’era un ideale dietro. O forse non c’era, ma sembrava che ci fosse davvero.
E siccome io (come voi) non posso scegliere sulla base di dati oggettivi, io l’ideale lo rivoglio. Perché, anche se non è cosa concreta, io di quello posso chiederti conto.
Non posso sceglierti perché sei ricco, strafottente, trapiantato, pieno di te.
Non posso sceglierti neanche perché non sei nulla di quanto sopra e sei semplicemente contro quello che non riesci ad essere a tua volta.
Coerentemente non dovrei scegliere e quindi votare.
Ma essere credenti o meno è genetica più imponderabile.
E quanto lo sei diventato è irreversibile.
Per cui non tapperò il naso come Montanelli, ma farò il mio “atto di fede”, tutto con le minuscole, perché qui Dio c’entra poco o nulla.
C’entrerà perchè saremo vicini a Pasqua, e, come qualcuno ha già scritto, speriamo tutti una cosa.
Che si torni a mettere i ladroni in croce e non la croce sui ladroni.
1 commento:
talvolta la volontà di non avere più come governante un ricco trapiantato e strafottente, fa fare delle cazzate, lo ammetto.
nei fatti non so ancora se voterò.
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