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lunedì, febbraio 28, 2011

Invettiva

Non so dove altro scriverlo per cui sarà qui.
Di colleghi scortesi e in burn-out non ne posso più.
Di pazienti invadenti non parliamo, ma quelli almeno sarebbero pazienti (in teoria soltanto).
Insomma la nostra vita é invasa nel privato non dalle intercettazioni ma dal malessere degli altri.
E' palpabile a tutti i livelli. Ma quello che non sopporto é quando viene meno il tentativo di mantenere un contegno. Sei un collega, diamoci pure del Tu, ma rispettiamoci.
Sei un paziente, diamoci RECIPROCAMENTE del Lei e facciamo lo sforzo di stare ognuno al suo posto.
I ruoli contano e vanno difesi. Non é che perché chi dovrebbe governare va regolarmente a troie che automaticamente tutto il mondo possa scendere al livello di rapporti che si mantiene con il proprio pusher.
Le parole sono importanti, si diceva.
Ma anche una stretta di mano, il bussare prima di spalancare la porta, il mantenere un tono non scorbutico. E se ad esempio uno Ti fa la cortesia di telefonarTi, cara collega, per aggiornarti sulle condizioni del TUO paziente, non mi risponderai: "E perché non te lo tieni tu?".
Insomma lavorare stanca. Tutti però.
E se la sera ho comunque cinque secondi regolari di angoscia sul divano, in cui temo di poter morire un giorno, d'ora in avanti penserò così.
Posso decidere solo una cosa: ed è come vivere. [Come morire, checché se ne dica é un falso].
E io voglio vivere nel rispetto.
Mio e degli altri.
Cari i miei pezzi di merda!

mercoledì, marzo 17, 2010

Leap of faith

Dice che la democrazia è in pericolo.
Violentata, minacciata, assente.
Sarà.
Io penso, per quello che importa, che non ci sia mai stata.
“È una grande parola, la cui storia, suppongo, non è ancora stata scritta, perché quella storia deve ancora essere messa in atto.” (Walt Whitman)
Insomma sappiamo cosa dovrebbe essere ma non l’abbiamo mai messa in atto.
Perché quando ci pensiamo ci viene in mente l’antica Grecia.
Lì sì che c’era. Ma è ovvio. Nell’agorà ci scendeva il singolo cittadino (vabbé non c’erano le donne e gli schiavi, non stiamo a tagliare il capello in due…). Ognuno giocava in prima persona. Molte delle elezioni che si svolgevano erano delle estrazioni a sorte.
Capite la differenza?
A noi è il meccanismo rappresentativo che ci frega. Perché non siamo “tutti uguali”.
Non tocca a tutti fare politica.
Noi scegliamo chi ci rappresenta.
Potremmo scegliere semplicemente chi ci conviene. Sarebbe più onesto.
Ma nei secoli non è bastato.
Noi si deve scegliere chi è migliore di noi.
Vi rendete conto dell’idiozia? Quanti là fuori pensano che esista uno migliore di sé? In ambito politico almeno.
Allora vai con l’ideologia: scelgo uno non necessariamente migliore di me, ma che al mio posto porta avanti un ideale condiviso che ci renda migliori tutti.
Questo accettabile compromesso ha salvato il giochino democratico-cristiano per quasi cinquanta anni.
Oggi ce lo siamo dimenticato. Anzi, c’è chi pensa sia fumo negli occhi ed inutile complicazione.
Oggi, nuovamente, come l’altroieri e un po’ sempre, si torna ad accettare, obtorto collo, che il migliore sia il più forte. O il più ricco, o il più mafioso, o quello sessualmente più vincente, o tutto insieme.
Solo che questo già non è più il giochino della democrazia e chi si lamenta di non averlo più è proprio colui che già lo ha rotto da tempo.
L’altra cosa che mi turba è che avrei dovuto capirlo da tempo.
E’ logico che se devi mettere una “croce” su un simbolo quello che stai facendo è un “atto di fede”.
E’ talmente evidente che si dimentica. Ma è così.
A questo serviva l’ideologia.
Il fatto è che oggi tutti ci lamentiamo che non si riesca a far “dibattito politico” senza buttarla in gazzarra. Che non si riesce a conoscere la verità storica di niente, perché tutto è subito un attacco personale e giù di lì. Che neppure i numeri si sappiano. Da quante persone contiene una piazza a quante votino a quanto costi un opera cosiddetta pubblica a quanto duri un appalto a….
Era già così prima.
Io non ci volevo credere, ma era già così.
Però, porco cane, c’era un ideale dietro. O forse non c’era, ma sembrava che ci fosse davvero.
E siccome io (come voi) non posso scegliere sulla base di dati oggettivi, io l’ideale lo rivoglio. Perché, anche se non è cosa concreta, io di quello posso chiederti conto.
Non posso sceglierti perché sei ricco, strafottente, trapiantato, pieno di te.
Non posso sceglierti neanche perché non sei nulla di quanto sopra e sei semplicemente contro quello che non riesci ad essere a tua volta.
Coerentemente non dovrei scegliere e quindi votare.
Ma essere credenti o meno è genetica più imponderabile.
E quanto lo sei diventato è irreversibile.
Per cui non tapperò il naso come Montanelli, ma farò il mio “atto di fede”, tutto con le minuscole, perché qui Dio c’entra poco o nulla.
C’entrerà perchè saremo vicini a Pasqua, e, come qualcuno ha già scritto, speriamo tutti una cosa.
Che si torni a mettere i ladroni in croce e non la croce sui ladroni.

sabato, agosto 15, 2009

That what you fear the most, could meet you halfway

“Mi chiamo serenaseblu. Sono un blogger. Sono 105 giorni che non posto. Conto ancora i giorni, perchè finora non ho postato, ma oggi potrei farlo. I miei giorni sono comunque contati. E preferisco i giorni in cui non lo devo fare, quelli in cui non ne sento il bisogno, perchè sono sobrio da me stesso, e preferisco un giorno così che una vita ubriaco di me stesso”.
Qualcuno, ieri sera o giù di lì, serata di soli uomini soli (non è una ripetizione), mi chiedeva perché fosse un po' che non scrivevo più. Questo è l'outing migliore che ho meditato. E tutto sommato anche il più autentico.
Scrivere quassù per me è sempre stato un modo di togliermi un peso, sia nel bene che nel male. Un modo di posare un po' di zavorra mentale che ti rende il passo troppo pesante nella vita reale. Qualcosa che però, come tutto ciò che ti smuove qualcosa dentro, può darti una dipendenza. Una in più intendo, visto che senza nessuna dubito ci sia spazio per dare un senso all'esistenza.
Solo che la dipendenza da se stessi è la più subdola, la schiavitù della propria libertà. Ci vuole, tutti i narcisi si devono specchiare nell'acqua. Ma poi sentire con la faccia che è fredda e tirarsi su senza annegare. Mi piace mettere bianco su blu ciò che scrivo, ma devo sapermelo godere.
Per cui non chiudo, ma neppure aggiorno regolarmente. Ti frega un po' il fatto che il riflesso nello specchio fa più effetto se pensi che ci sia qualcuno che ti spia dal buco della serratura. Se scrivessi in modo puntuale avrei dei commentatori regolari, la mia piccola famigliola virtuale, il mio gruppo con cui fare la quotidiana riunione di blogger anonimi.
E si sa, puoi fare le peggio porcate, ma se vai alla riunione ti salvi, non ricadi.
Correrò il rischio, qualcuno che butta l'occhio qui esiste, lo so.
Ed è incredibile come alcune persone conosciute tramite questo mezzo condividano con te sincronismi, ampie fette di sensibilità comune, neanche ci conoscessimo da sempre.
Beh, chi conosciamo da sempre siamo noi stessi, la nostra inquietudine e lo “spirto guerrier ch'entro mi rugge”.
Ma vederci mascherati da altri, riconoscerci nell'incontro di belle persone ci rende sopportabili e – forse – belle persone a nostra volta.


Quello che temi di più, può venirti incontro a mezza strada.



martedì, marzo 17, 2009

Idee per un post che non posterò

E se esistesse davvero la nuova dicotomia blog/social network?
Buio/luce; bene/male; maniaco/depresso, eccetera....
Insomma logica manichea e spirito gnostico dalla diade soma/anima.
Se si potesse davvero dire che uno predilige l'uno all'altro in base alla sua personalità?
Non come disturbo di, ma come struttura?
Il narcisista su Facebook, il dipendente sul blog, il paranoide sul blog chiuso?
No, sta minchiata non la posso scrivere davvero.
Ma posso continuare a pensarci su fino alla fine del turno di guardia...

martedì, febbraio 10, 2009

lunedì, gennaio 19, 2009

Malmostoso

Ovvero girato male, coi pensieri agitati ma non mescolati.
Con ghiaccio fuori, ma nevischio sulla pelle, di quello sporco.
Disforico. Umorale. Devastato dallo spleen.
Inquieto. Mortale ma moribondo.
Da uomo di scienza ti butti sull'oroscopo.
Da uomo di scienza ne leggi più d'uno.
Esiste un impact factor pure lì.
Da Paolo Fox a Rob Brezsny.
Passando pure per Gramellini.
Pure lui, che essendo granata del tuo segno dovrebbe ben dire.
Ovvero ci sarebbe sta gran troia della Luna che non andrebbe d'accordo con l'andatura termostatica di Mercurio.
Insomma dicono che vada di merda.
Insomma é una conferma.
Ti rodi. Loro forse sanno perché.
Tu no.
E' un'aria viziata, un motore che gira a vuoto, una carogna sulla spalla.
E neppure nel rallentare recuperi fiato.
Nella lentezza che ammiri, che aspiri.
Che brami con tanta fretta da fartela sfuggire.
E chiusi i pugni nelle tasche,
giri i tacchi
e procedi
nella notte.

lunedì, dicembre 29, 2008

Flaming Dragon

"Primo: vai indietro di un paio di passi e, letteralmente, CACATI IN FACCIA!" (Les Grossman in Tropic Thunder, 2008)

Insomma a fine anno è tempo di fare gli auguri e di liberarsi di sassolini nelle scarpe. Pertanto oggi comincio con due personaggi a cui auguro vivamente di CACARSI IN FACCIA per loro recenti vicissitudini.
Il primo è proprio chi pronuncia la frase nel film, ovvero Tom Cruise. L'idiota sosterrebbe di essere oggetto di minacce di morte. Se anche fosse sarebbe risibile. Un portavoce di una delle sette più oscurantiste che esistono, la quale predica di attaccare chi ti attacca, praticare il dead agenting, manifestamente antipsichiatrica, teme che uno squilibrato gli possa fare del male? Un uomo che nel 2004 devolveva 2,5 milioni di $ ai suoi adepti non paga abbastanza delle inutili guardie del corpo?
Il secondo è quel genio del male di Giovanni Allevi il quale denuncia che il mondo della musica classica sia malato. Il problema è che potrebbe essere anche vero. Ma lui con quel mondo non c'entra nulla. Ti hanno invitato a suonare al Senato? Questo ti qualificherebbe come giovane compositore classico moderno, simbolo dell'Italia nel mondo? Il maestro Uto Ughi ti lancia un "descansate niño" e tu rispondi piccato?
La verità è una sola: la musica di Allevi prima che definirsi o meno classica è inappellabilmente mediocre. E la supponenza di tale "artifex" non fa che accrescere il divario tra ciò che nominalmente viene proclamato e quello che nei fatti si ascolta: un coacervo di note banali, tecnicismi che vorrebbero essere virtuosismi, esercizietti da quaderno di solfeggio aspiranti a capolavori immortali.
Per ora mi fermo qui. La lista potrebbe allungarsi.

mercoledì, settembre 24, 2008

Post-ibaldone

[..] si potrà certo essere "cinici osservatori del carnevale umano", ma al carnevale si va pur sempre con una maschera. E dopo un po', come un paio di scarpe, sta stretta. Toglierla e dover scrivere, seppur qualcosa di inutile, va da sé.
[...] a un certo punto, arresoti al Male sotto forma di Facebook, arredi il tunnel e crei un gruppo. Con il nome e il riferimento del gruppo scout di cui fai parte ormai da troppi anni. E scopri. Scopri che da tempo impazzisci per creare entusiasmo in adulti che ci credano. Il fenomeno è pure finito sulla prima (dico prima) pagina de La Stampa (altro nome del Male). Nessuno vuole più fare il capo. Però, stracazzo, 38 adesioni al gruppo facebook in due giorni è un'enormità! Possibile che l'impegno tiri solo se è virtuale?
[...] a casa dei tuoi un giorno vai al cesso e vicino alla tazza ci trovi una carabina ad aria compressa. Capisci che forse ti sei perso qualcosa, qualche passaggio logico, ma taci.
[...] "Pà, scusa quella lì davanti casa hai visto con chi sta?" "Certo, un poco di buono quello lì, uno di quelli, come si dice, un TRAPPER" "No, pà, si dice SQUATTER, a meno che tu non voglia cucinartelo alla griglia" (dopo averlo steso con una carabinata ad aria compressa...)
[...] a pensarci bene la frase, meglio la domanda, "ho sbagliato qualcosa?", formulata ad una donna, è retorica al limite del paradosso. Se hai sbagliato, continui a farlo, perchè l'errore più grosso, con una donna, è non accorgersene. Non importa di cosa. Se non avevi sbagliato fino ad allora, eccoti, lo hai appena fatto con questa domanda.
E allora perchè mi rispondi "no, figurati"?

martedì, settembre 09, 2008

CTRL+ALT+CANC

Qualcuno avrebbe davvero paura di questo.
Sapete che vi dico oggi? 
Magari!!

PS: Dato che ormai questo mondo è agli sgoccioli, per ricordare cosa vi siete persi andate qui:

giovedì, luglio 31, 2008

Lontano, lontano

Questo è un post estivo, ma anche no.
Insommma ci sono momenti in cui, grazie ad incontri benedetti (dal vino in genere), ti senti costretto a fare piccoli bilanci. Almeno per quanto riguarda la tua creatura, la tua bestemmia di blog. Che ultimamente stai maltrattando, mal scrivendo e mal pensando.
Probabilmente è vero ciò che sotto voce si dice e cioè che un blog lo si apre per un motivo semplice: per poterlo chiudere un giorno. Questo è uno spazio di libertà che un bel giorno hai deciso di prenderti, perchè le altre tue altri se le erano prese. E in questa libertà sei riuscito piano piano a leccarti le ferite, leccando anche quelle degli altri, scoprendo risonanze, laceranti sincronismi della vita e del cuore. Grazie a questo strumento hai conosciuto bellissima gente, con alcuni hai danzato la danza di un'estate e ancora ti si annacqua lo sguardo nel ricordo (mia cara signora delle pulizie, ci sarai là fuori?). Con alcuni ti sembra di aver condiviso una vita pur avendone solo assaggiati attimi (cari Rex e Flound), altri rimangono fantasmi ormai persi nelle varie morti civili del blog che si chiamano tumblr (non volermene cara X, io un tumblr l'ho anche aperto, ma a rubare da altri senza mettermici dentro più del 5% non son capace). Altri/e non cito ma voi sapete di esserci. In pochi mesi la tua lista di link è divenuto un necrologio. Ma ciò non conta perché la vera libertà è quella che hai potendovi rinunciare del tutto. Sì, la vera libertà è quella che puoi buttarti alle spalle. Per cui ora si navigherà così, a vista e a intermittente voglia, scrivendo così quando non ne puoi fare a meno,
nella speranza di poterne sempre più fare a meno.


Lontano lontano nel tempo
qualche cosa
negli occhi di un altro
ti farà ripensare ai miei occhi
i miei occhi che t'amavano tanto
E lontano lontano nel mondo
in un sorriso
sulle labbra di un altro
troverai quella mia timidezza
per cui tu
mi prendevi un po' in giro
E lontano lontano nel tempo
l'espressione
di un volto per caso
ti farà ricordare il mio volto
l'aria triste che tu amavi tanto
E lontano lontano nel mondo
una sera sarai con un altro
e ad un tratto
chissà come e perché
ti troverai a parlargli di me
di un amore ormai troppo lontano.
(L. Tenco, 1966)

sabato, luglio 12, 2008

We're nottya ennemies, so go pontin'attya fuckin' government!!

Parole sante, quasi alla V for Vendetta, caro Johnny. Con 'sto accento cockney. Forse finto come tutto il resto. But, who fuckin' cares?

mercoledì, giugno 25, 2008

Point blank (a bruciapelo)

"A bruciapelo, proprio in mezzo agli occhi
A bruciapelo, proprio in mezzo alle belle bugie
sei caduta
A bruciapelo, colpita dritto al cuore
Sì a bruciapelo, ti hanno rivoltata fino a che
sei diventata una come loro
A bruciapelo, cammini sotto tiro
A bruciapelo, fai una mossa falsa, una sola
mossa falsa
A bruciapelo, ti hanno presa nel loro mirino”.
Ok, non siamo quelli che curano le tracce ministeriali.
E quindi é chiaro che ci si riferisca a una ragazza nel testo.
Ed io maschietto sono.
Non mi interessa l'esegesi ma l'emozione evocata.
E' da qualche giorno che mi rodo per questioni di lavoro
e ho da poco realizzato quanto sopra.

Anche se non l'ho mai voluto mi hanno rivoltato
fino a che non sono diventato uno come loro.

Dà un fastidio atroce.
Sentirsi fottuti in un orifizio che non si sapeva neppure di avere,
tra una meninge e l'altra.

Prima ti viene concesso un privilegio che non avevi chiesto e poi ti viene tolto.
Linearmente non dovrebbe fregartene di meno.
E invece rode. Che giochino bastardo...
Alla fine mi ritrovo qui, nel blog e nei blog, e, giuro,
capisco che a bruciapelo siamo stati colpiti in tanti.

E forse capisco quello che già sapevo.
Perché si apre un blog? Per (r)esistere.

martedì, giugno 10, 2008

Il mistero del cobra imperiale

Tranquilli. Niente patriottismo americano, né (purtroppo) riferimento al black album dei Metallica...
Il cobra, come cor-rettor-mente cantò chi ben sapete, non è un serpente. Forse è un pensiero, ma se simboleggia qualcosa è sicuramente indecente. Stupisce non sia già finito sulle bandiere leghiste...
Veniamo al dunque tacendo le fonti (ma le sappiamo attendibili). Fra le tante perversioni moderne possiamo annoverare il bluetooth, cioé una specie di subtecnologia che ci pare gratis e innocua solo perchè ha un colore (ma sono di parte) rassicurante. E' un dato di fatto che la conoscenza del suddetto bluetooth porta facilmente ad un suo abuso e ci rende più vicino all'androide che sogna pecore elettriche. Per sgozzarle però.
Alcuni tentativi non andrebbero mai fatti. Ma una volta pensati sono già azione.
Capita alla nostra fonte di essere spesso (con relativa intensa frequenza) uditore nelle platee di congressi scientifici. Laddove il beato porco si allieta ammantandosi di seriosa compitezza e puttanificandosi il giusto alla casa farmaceutica di turno (che, detto inter-nos, rimane sempre l'unico motore della ricerca in Italia; inquinato e inquinante ma pur sempre l'unico vero).
Il nostro si allieta a lasciare la funzione bluetooth attiva in sala, d'altronde ormai è più facile spegnere un incendio che un cellulare.
Inoltre prova un certo godimento a far partire l'applicazione "ricerca nuovi dispositivi" e a leggere i curiosi nomignoli che gli esimi stimatissimi colleghi hanno dato alla loro appendice telefonica.
Ecco... il problema e l'inquietudine nasce ora. Perchè la fantasia non ha limiti, figuriamoci l'autostima di uno psichiatra.
No, perchè, ditemi, ma... uno che si fa chiamare "Cobra Imperiale", secondo voi, a quale segreta qualità sta alludendo?

mercoledì, maggio 28, 2008

Da Sodoma a Gomorra

"Salò o le centoventi giornate di Sodoma" è un film del 1976.
Negli ultimi giorni si è detto e scritto di "Gomorra" che, un po' sull'onda del successo di Cannes, "era tempo che in Italia non comparivano film così". Duri, realistici, di denuncia, epocali o visionari.
Il sentimento più forte che mi ha suscitato la trasposizione in immagini del libro di Saviano è un'enorme incazzatura. Dalla prima inquadratura a quella di una ruspa che trasporta i corpi di due ragazzi ci si sente montare dentro una rabbia sorda. E poi disagio e inquietudine.
Pier Paolo Pasolini nel suo Sodoma in qualche modo ha trovato la morte e quel film postumo è, sebbene molto diverso, qualcosa che, al di là del gioco di parole, si lega al messaggio di Gomorra.
In entrambi la violenza è talmente tanta da sembrare innaturale, laddove il "potere" deumanifica. In uno il sesso nell'altro il denaro arrivano a ricoprire quel ruolo metaforico orribile che è in essi consustanziato. In entrambi i corpi si sfigurano nell'amoralità che rappresentano.
E il messaggio è lo stesso: state attenti, il vero sfacelo del nostro Paese è "culturale e antropologico", come sosteneva Pasolini ormai più di trent'anni fa.
I camorristi sono talmente alieni nella loro crudeltà e svuotati da ogni speranza da essere incomprensibili. E giuro che sì l'ho pensato. Lasciamoli perdere. Perchè tanta verità suscita indifferenza. E perché tutto quello che passa su uno schermo (leggasi ad esempio un governo qualsiasi) anche se è vero lo posso spegnere con un click.
Lo stesso click che aziona una pistola.
Senza numero di matricola, troppo spesso nelle mani di ragazzini che non hanno scampo a Scampia.
Guardiamolo "Gomorra", riguardiamoci i film che "era un po' che non giravano più".
Accendiamo la memoria, spegniamo lo schermo.
E tiriamo nel mondo reale chi si perde nei televisori.
Quelli dove si può dire "vogliamo riportare i fiori al posto dell'immondizia".
E trovare gente che ci crede davvero.

giovedì, marzo 20, 2008

Yes we can? No, I can't.

Post under destruction.
Il succo è che avrei un milione di cose da scrivere, amo
Lei, il mio blog, il bradibionte, la decrescita, quel coglione di Kurt prima che si tirasse un colpo e...
...e metà di queste cose non ho tempo di scriverle, metà non ne ho la voglia, metà non esiste.
Ho una nuova dipendenza: Californication.

venerdì, gennaio 25, 2008

Come potevamo noi cantare?


UPDATE della Memoria il 27/01.
E anche oggi come tutti gli oggi di questi ultimi anni ricordiamo. Perché "è avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire. Può accadere dappertutto." (Primo Levi, i sommersi e i salvati).
Io oggi riguarderò questo. A voi il trailer.

mercoledì, gennaio 23, 2008

Alle fronde di un ulivo per voto appendemmo le nostre intelligenze

Quando ho tempo e voglia il post lo scrivo. Forse.
UPDATE
Io alla fine volevo scrivere di politica, ma fatico da bestie a farlo. Eppoi preferisco la pornografia.
Forse perchè faccio parte di quella maggioranza di persone che "crede nelle persone, però non crede nella maggioranza delle persone ecc... ecc..."
La Rael però è capace di portare la poesia al di là di un titolo.
Quindi leggete ciò.
RE-UPDATE
"Undefinitely maybe", forse ma forse, mi hai risposto Rael.
Insomma sì, qualcosa in più devo dire.
L'ingombrante frase del titolo è il parto di un post-cena televisivo, maldigerito tra un chi vuol essere ignorante e ignobilmente ricco e telegiornali clonati. Ho pensato che se un quiz si permette di volgarizzare volgarizzando una (se non LA) poesia di Quasimodo, io potevo criminalmente esprimere un sentimento allo stesso modo. E, forse ma forse, con più dignità.
E' da un po' prima che cadesse (sicuramente nel ridicolo, poi forse un giorno nella fiducia) che questo governo mi ha ferito. Nell'intelligenza (quella poca) e forse, come scrive Rael, nella coscienza (quella roba che in genere tanto pulita non è). A pane e sentimento sociale, nel timore del reazionario e ricercando una luce a sinistra, dove da me il sole è sempre sorto, un po' ci sono cresciuto. Ho pianto con una mia paziente quando ho letto nei suoi occhi di schizofrenica il terrore per un uomo di nome Silvio, laddove per lei era trinità nera con un Benito ed un Adolfo (passando per un Bettino). E insomma questo governo io, da buon coglione che aveva voglia di farli girare a mister Bandana, l'ho votato.
Pentito? No. Deluso? Neppure. Ucciso? Un po', quello sì. Un pò per colpa, ma molto per dolo.
Ho dovuto violentare la mia intelligenza ripetutamente per non capire che non era solo l'ideologia ad essere defunta (quella l'avevo già pianta alla fine dei miei vent'anni), ma anche quel po' di speranza e di poesia, quel soffio di vitale che già esalava dall'agire politico. Non è possibile che mai come oggi, con un governo di sinistra (lo dicevano e - maledizione - lo dicono ancora), l'idea del controllo sociale trionfi surrettiziamente insieme alla volontà di perpetuare il nulla. E non perchè sono dei "comunisti" come direbbe qualcuno, facendogli un complimento che non meritano, né perchè "catto-qualchecosa", perchè nella polemica è rimasta soltanto la Chiesa a riconoscere un ruolo a sepolcri più bianchi delle nevi eterne. Eterne sì, ma pur sempre meno durature di un senatore a vita. C'è il vuoto, e quando il vuoto risuona è dilaniante. Qualunquista? Semmai depresso. Laddove il bipartisanismo trasformista sta alla politica come l'anedonia al depresso. Un sintomo nucleare. La "fiducia degli sfiduciati" come il "sentimento della mancanza dei sentimenti".
Ma non piangete per me. Semmai fatelo INSIEME a me. E come fan tutti i convalescenti, ricominciamo dal quotidiano e dalle piccole importantissime cose.

martedì, gennaio 15, 2008

Via dell'epoché, numero 20, interno 08.

Il 2008 è l'anno dei segni di terra. Capricorno, Vergine, Toro. Sicchè, appartenendo io a quest'ultimo, dovrei passare ognuno di questi giorni a raccogliere i frutti di anni di opposizioni e quadrature astrali, godendo di trigoni più accoglienti di quelli - perdonatemi - rintracciabili tra le coscie di una bella donna.
Mi dovrebbe girar bene, dicono.
Vi devo confessare una cosa: non lo so. Già sarebbe tanto potersi lamentare. Ma, forse, non si può. Perchè alcune cose, importantissime, stanno viaggiando. Con ritmi impetuosi, tanto da togliere il fiato, e persino la possibilità di scriverne qui sopra. Però qui tra i blog giro, guardo, stringatamente commento (perchè non sono un maledetto lurker, un po' di netiquette, please). Guardo però un po' di traverso, vorrei ma anche no, arredo la mia bolla. Insomma sto campando nell'epoché fenomenologica, sospendo il giudizio e scorro, forse cercando di capire perchè questo inizio anno mi vede così stranito. E' pieno il mondo di cose che mi rendono perplesso e un po' per-lesso, ultra-cotto. Guardo dall'interno i miei estremismi, cullo tra me e me il mio razzismo, la mia omofobia e vedo che i vestiti di tolleranza e poli-pride con cui li avevo rivestiti stanno stretti. Li lascio girare scalzi nella mia testa e d'improvviso, proprio quando mi scopro intriso di pregiudizi, mi pare davvero di poter andare oltre.
Oggi però la giornata me l'ha salvata un disco, questo.
Perchè ho scoperto che nella mia bolla non sono solo. Che ci sono dei grandi che sono sopravvissuti agli anni Ottanta, hanno da tempo lasciato da parte un nome imbarazzante come Japan (dove al massimo oggi uno ti può rispondere: "chi? i Tokio Hotel, vuoi dire...") e continuano a suonare con altri nomi, altri circuiti, altra voglia di piacere, soprattutto a se stessi e a chi ha voglia di stargli dietro.
In un mondo in cui la vera arte è diventata una sola: quella del dis-apparire.

martedì, dicembre 18, 2007

Christmatically uncorrect

Insomma non si dovrebbe. Scrivere dopo i giorni di ambulatorio. Mettersi le dita nel naso. Gioire delle disgrazie altrui.
E' scorretto.
Come tirare puzzette prima di scendere da un ascensore frequentato, fare le strade di collina per evitare i semafori, fidarsi dei muratori e delle loro tempistiche da collezione autunno-inverno.
Porta pure male dicono.
Però. Quando ci vuole ci vuole. Dicono pure questo.
Avete presente i "babbidiminchiasuicididaibalconi" che infestano i nostri Natali da alcuni anni a questa parte? Sì, altrimenti non mi leggete davvero. C'è una notizia che credevo una bufala, una leggenda metropolitana, una storia da quota alcolica medio-alta o da zingarata tra compari.
Invece è vera. Ho conosciuto la fonte. Il minchione che abitando al primo piano di una bella abitazione pensò un giorno di addobbarla per le festività come si deve, dotando il suo balcone di uno dei "babbidicuisopra". Lo scelse bello, grande e robusto. E lo ancorò alla ringhiera con una scaletta a pioli, che rendeva lo scenario del "babbofurtivo" molto credibile. Al punto che dei provvidi ladri, la notte di Natale, complice la Messa mezzanottarda, pensarono di usare la stessa scaletta per penetrare all'interno dell'abitazione suddetta e prelevarne oggetti di valore di cui vi è elenco in questura più considerevole quota di denaro.
Insomma non si dovrebbe, è scorretto, porta pure male dicono.
Però io godo. Come un riccio.
In fondo uno come Luttazzi ha pensato, detto e fatto di peggio.

venerdì, novembre 16, 2007

Style, you know?

Updating on 20.11.2007
E' notte di nuovo. Freddina, anzichenò. Che cosa hai da dire? Te lo chiedi confusamente. Si lavora, più di quanto sarebbe decente, persino un po' più di quanto servirebbe a farlo bene. Pensi. Alla vecchia signora delle pulizie di questo blog, che sta facendo pulizia nella sua vita e speri le riesca bene. A miliardi di cose. E a niente. Arriverà il carrozzone del Natale, rumoroso e terribilmente mortifero. Curioso no? Quanto ci faccia pensare alla fine festeggiare il rituale di un inizio di cui per gran parte abbiamo perso memoria. Domani esordisce un tuo amico e collega in una birreria dove non sai se andrai, ma speri che il suo sì sia un vero natale, una rinascita dopo che tanto la morte gli è stata vicina a coccolarlo seducente. Sti babbidiminchia appesi ai balconi che ci infesteranno nei prossimi giorni, a pensarci bene è solo un desiderio quello che si arrampichino. Nella migliore delle ipotesi sono solo suicidi mancati, dopo essere stati omicidi del buon gusto.
E stasera ti culli anche tu tra i tuoi pensieri blu. E pensi che in un mondo dove tutto è slow-coso, gli unici che mancano sono gli slow-values. I valori di un tempo interiore lento. Il valore della pazienza. Di cui hai bisogno. Neppure immaginate quanto.
IL VIDEO che segue è una bestemmia dopo l'altra. Originariamente era di Dr. Dre e Snoop Dog, ma qui suona bestialmente dolce nell'interpretazione di Ben Folds. Perchè davvero il COME conta più di QUANTO si dice...