Amore e morte. Antinomie, dicotomie, tautologie. Uno può vedere amore e morte come estremi di un percorso in cui in mezzo sta la vita, pescando un po’ da tutti e due. Con tutto che c’è chi dice che ad una non vi sia rimedio. E all’altro forse sì, quando non si debba morir d’amore.
Molto si parla oggi di eutanasia, sull’importanza e il senso che può avere morire con dignità. E su quanto questo possa dare un senso di libera compiutezza ad un’esistenza. Pare invece che sia normale che l’amore conosca una sola fine, che non è mai buona, né dolce, né – forse – libera.
Allora forse sarebbe il caso di imparare a non voler uccidere il soggetto del nostro amore quando è ormai diventato l’oggetto del nostro disconforto.
Eccovi un elenco di frasi che penso si dovrebbero evitare (ne concedo al massimo una per serata):
“Prendiamoci una pausa di riflessione”;
“Non ti ho mai mancato di rispetto”;
“Mi dispiacerà aver mandato a puttane X anni di vita”;
“Vorrei che restassimo buoni amici”;
“Ho paura, stringimi forte”;
“Se tu non hai il coraggio di decidere lo farò io per tutti e due”;
“Io con te ci stavo bene, sei tu la persona che ha un problema”;
“Dal momento X in poi non ti riconosco più”;
“Non penso nulla” (risposta alla altrettanto censurabile domanda “Cosa pensi?”);
“Se tu lo vuoi facciamo un figlio” (e altre varianti di salvataggio estremo come convivere, sposarsi, emigrare all’estero, andare a lavorare in miniera o intraprendere vita religiosa);
“Perché non ti amo più” (non tutti i sottointesi vanno esplicitati. E – please – mai fare il nome del/della vostro/a amante);
“Tranquillo/a che questo non finirà sul mio blog”.
Molto si parla oggi di eutanasia, sull’importanza e il senso che può avere morire con dignità. E su quanto questo possa dare un senso di libera compiutezza ad un’esistenza. Pare invece che sia normale che l’amore conosca una sola fine, che non è mai buona, né dolce, né – forse – libera.
Allora forse sarebbe il caso di imparare a non voler uccidere il soggetto del nostro amore quando è ormai diventato l’oggetto del nostro disconforto.
Eccovi un elenco di frasi che penso si dovrebbero evitare (ne concedo al massimo una per serata):
“Prendiamoci una pausa di riflessione”;
“Non ti ho mai mancato di rispetto”;
“Mi dispiacerà aver mandato a puttane X anni di vita”;
“Vorrei che restassimo buoni amici”;
“Ho paura, stringimi forte”;
“Se tu non hai il coraggio di decidere lo farò io per tutti e due”;
“Io con te ci stavo bene, sei tu la persona che ha un problema”;
“Dal momento X in poi non ti riconosco più”;
“Non penso nulla” (risposta alla altrettanto censurabile domanda “Cosa pensi?”);
“Se tu lo vuoi facciamo un figlio” (e altre varianti di salvataggio estremo come convivere, sposarsi, emigrare all’estero, andare a lavorare in miniera o intraprendere vita religiosa);
“Perché non ti amo più” (non tutti i sottointesi vanno esplicitati. E – please – mai fare il nome del/della vostro/a amante);
“Tranquillo/a che questo non finirà sul mio blog”.
5 commenti:
l'ultima è meravigliosa!
io ci aggiungerei "Lo faccio per te", "Non ti merito", "anche tu capirai che è la cosa migliore".
ma un bel vaffa...non è meglio?
Un bel vaffa sarebbe sempre la cosa migliore. A saperlo dire...
“Vorrei che restassimo buoni amici” e' la migliore. In assoluto.
seguita da "in fondo ci siamo amati e' inutile ignorarci".
Le manca una perla "e' giusto cosi'. noi probabilmente non siamo fatti l'uno per l'altra, l'abbiamo creduto per un po', ma non e' cosi'. Ti auguro di trovare la persona giusta per te. Io non lo sono. Credimi"
"Tu meriti di meglio"...
Trovare qualcuno da amare é difficile, doverlo/a lasciare é terribile. Le frasi di circostanza non sono che una malinconica cornice di un quadro ormai tenebroso e triste.
R.
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