
La psicosi è un processo dell'animo umano per cui le cose assumono dei significati assoluti. Degli ipersignificati. E i confini si sfaldano. Quelli interni e quelli con il mondo esterno. Al punto, quando sei alla canna del gas, da non saper più bene chi sei. Non solo anagraficamente.
A volte certe esperienze mi fanno vedere quanto il confine sia vicino e come le sbarre della frontiera siano per lungo tempo aperte anche di giorno. Ti capita di scoprire che il canale alberghiero promozionale sul tuo televisorino all'Hilton ha proprio il pezzo di Billy Joel trasmesso a ciclo continuo, come il tuo blog fino a oggi. E respiri già un'aria diversa, come se lì un po' ti conoscessero mentre tu non conosci nessuno. Davanti all'albergo il cartello della foto ti chiede se l'arte è davvero arte e tutto il resto è davvero tutto il resto. E chi lo sa? Son domande da farsi, di grazia?
Wien IX, Berggasse 19. A casa sua. Di papà Sigmund. La stessa sala d'attesa, lo studiolo. I suoi oggetti. Manca la poltrona, quella se l'è portata a Londra, ma poco importa. Ti sembra di sentirlo l'odore del suo sigaro, ché figuriamoci se non fumava anche in studio. Vorresti stare lì e parlargli. E in qualche modo lo fai. Scettico ma rispettoso, un po' come doveva essere lui con i suoi maestri. E, nel caso te lo fossi dimenticato, un atto di nascita ti ricorda che Sigismund Schlomo e tu siete nati lo stesso giorno di maggio, pur con uno scarto di centodiciassette anni.
Giri per le strade di Vienna tra i mercatini di Natale e inevitabilmente ti ritrovi bambino, rapito dalla magia del ricordo. Quella per cui una festa insopportabile era una fiaba. Ed una delle più belle. I ricordi ti mordono lo stomaco quando all'Hotel Sacher fai il conto di quante tortine prendere e sai che questa volta per lei non ha più senso prenderla. Ma anche questo ha tutto un senso nuovo, perchè ora gli occhi li hai aperti e forse finalmente hai davvero capito per chi batte il tuo erratico e maldestro cuore.
Il congresso è la morte incivile della scienza e ti prendi ancora qualche ora a camminare nello Stadtpark, a respirare l'aria secca e fredda di una ventosa giornata assolata. E guardi tutto e tutti, senza però farti notare. Perchè quella lingua non la conosci ma loro li vorresti conoscere. E giri come una spia con un segreto dentro. E ti senti in missione non sai bene per conto di chi. Ricco dentro aggirarti come un ladro.
6 commenti:
Cosa gli avresti detto, al Sig. Sigmund?
Lo so che non è un paragone azzeccato e non è una consolazione (e nemmeno vuole esserlo), ma questa volta hai almeno un'amica in più che aspetta la Sacher...
E non solo...
Mic
Ah, le mie signore...
Grazie del bentornato.
Bentornatooooo...io me la sposerei vienna tra le altre cose!
Cpt
bel blog
trovata da cpt uncino
col tuo permesso passeròa visitarti
stef
stefanomassa.splinder.com
Grazie Stefano.
Vieni pure tutte le volte che vuoi. E porta pure gli amici, se ti va.
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