Più spesso porta ricordi.
Le mura di questo scalcinato e famosissimo ospedale, dove stanotte sono di guardia a cacciare i matti, sono pregne di voci di persone che le hanno attraversate. Certi momenti, quando chiudi gli occhi - e non è dormire, ché qui è un'altra cosa e nemmeno si può chiamare così - quelle voci le senti in un silenzio assordante. Vabbè mi ricovererò anch'io se devo, ma non credo sia patologia. Posti brutti come questo hanno un'anima grande e bella. Fatta dal tanto dolore che qui si è depositato. Gente ho conosciuto qui. Colleghi ad esempio. Sono passati, si sono specializzati, ed ora sono altrove. Ma tutti hanno lasciato un pezzo di cuore - che lo volessero o no - qui. E il palpitare quando chiudi gli occhi - e non è dormire, ché qui è un'altra cosa e nemmeno si può chiamare così - lo senti, mischiato al tuo.
E qualcuno di questi, il più impensato forse, dentro di te ha scavato un solco. E in notti come queste, quando meno te lo aspetti, bussa alla tua porta, che è quella dello studiolo in cui, quando era in vita, spesso entrava. Così Francesco, carissimo, stasera senza annunciarti sei entrato qui, come al solito chiedendo scusa e in punta di piedi, ti sei messo il camice e sei uscito. Come hai fatto tanti giorni della tua strana vita. Quella pure passata in punta di piedi. Tu pure uomo di mondo ché il militare l'avevi fatto a Cuneo. Tu che un giorno hai deciso e, senza fare troppi pettegolezzi, te ne sei andato.
E quando chiudo gli occhi - e non è dormire, ché qui è un'altra cosa e nemmeno si può chiamare così - sento il tuo ruggito e vedo, nel buio più profondo, il dolce tuo sorriso.
4 commenti:
Ciao, son problemi miei lo so..ma ho letto questo post due volte in due giorni...il commento non mi è uscito!! Capita....
Mi sono permessa di leggere dal tuo profilo i tuoi interessi...complimenti BUllshit fa parte anche dei miei!! :-)
Capitana
No problem Capitana.
Scrivere questa cosa per me era un dovere che ho rimandato per lungo tempo. Benvenuta:-D
Grazie
Capitana
...quante volte i suoi passi veloci dietro di me, solo per raggiungermi e chiedermi "Ciao, come stai?", non gli ho mai risposto davvero, sempre la solita rassicurante bugia "Tutto bene, grazie." Mi rimprovero di non aver mai pronunciato le parole che naturalmente avrei dovuto dire: "E tu?".
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