mercoledì, maggio 31, 2006

L'incubo di Darwin

“L’incubo di Darwin” è un film documentario.

Ma è anche un’immagine per me molto evocativa. Esistono anelli nella catena evolutiva che sembrano (a volte sono) infilati a forza. Come un pullman sovraffollato in cui uno si butta a testa bassa per non perdere la corsa. "Avrei potuto fare lo stesso film in Sierra Leone, solo che lì al posto del pesce ci sarebbe stato un diamante, in Honduras una banana mentre in Libia, Nigeria o Angola ci sarebbe stato il petrolio." Dice il regista Hubert Sauper. E da noi? Qual è l’anello debole incastonato a forza?

A mio modesto parere gli incubi di Darwin vivono nel quotidiano più comune. Il genio di infermiere che compila (foto sopra) il campo titolo di studio con la dicitura “dell’obbligo”. Ma a te l’obbligo cosa ha lasciato? Delle lacune sottocorticali? E vai pure in giro a bucar le braccia alla gente. Salvo metterti in malattia puntualmente al termine delle feste che ti hanno insegnato a “pontificare”. E tu, caro collega medico, incapace di coordinare i tuoi interventi secondo una logica, ma vero artista del creare casini dal nulla, ingigantirli e lasciarli nelle mani di altri? So che sei pure permaloso, quindi se leggerai, sappi che parlo dell’altro collega e non di te.

Insomma, caro mister Darwin, la sua insonnia è veramente incurabile. Si metta il cuore in pace, la sua teoria è affascinante. Ma è stata vittima di se stessa. E’ stata selezionata ed essendo troppo elitaria non si è riprodotta. Non sono i migliori né i più sani a portare avanti la specie, così come non sono gli scrittori a mantener viva una lingua.

Ma proprio il peggio, la malora…

NOTA:

1. Oggi l’Italia porta in Europa l’idea che le cellule staminali non sono la peste. Non credo infatti che avrebbero rovinato il sonno di Darwin, comunque uomo di scienza. Se avete tempo e voglia una firmetta qui, please.

2. Questo blog prova ad andare al mare da domani sera fino a domenica. Se ci riesce, se la gamba tiene, se… Cercate di non gufare troppo.

lunedì, maggio 29, 2006

IL PRANZO E' SERVITO

E voi cosa volete?

Torno ossessivamente su questa frase e la mia compulsione alla fine è “Si metta comodo e mi dica”.

Vampiro di emozioni, di voi ho bisogno, di quel pezzo di me che ogni giorno individuate e fate nuovo. Come quei piccoli pascetti che in Giappone mangiano i calli dei piedi, io vi vedo come miei utili parassiti. Mi mettete a nudo l’anima. E mi illudo di rubarne un bagliore della vostra.

Il mio firewall ogni tanto fa cilecca e siete voi ad assaggiare una fetta di questo insopportabile marasma che mi porto dentro. Indigesto, a qualcuno incredibilmente piace. Ed allora il (piccolo) uccellino che pulisce i denti del coccodrillo sono io. Dio mio, che denti avete là fuori. E che alito…

Il giochino è tale per cui una volta innescato non si sazia mai e qui in rete ci cannibalizziamo a vicenda. Siamo noi il pasto nudo che oggi si serve alla carta. Le nostre storie, i nostri giochi, le nostre vite. Mi spiegate cosa sarebbe il virtuale? Quel che scrivete non è vero… e voi allora cosa sareste finti? Privato o pubblico (blog) vuol dire solo scegliere il numero degli invitati a tavola.

Quindi, per favore, attenetevi al bon ton. Io non cambio il piatto in tavola dopo gli antipasti e il primo. La posate dovete tenerle, anzi è meglio se ve le portate da casa. Tovaglioli di carta rigorosamente. Se volete il caffé ve lo andate a prendere al bar. Al più vi offro il digestivo. E di quello nessuno si è mai lamentato. Il servizio lascia a desiderare? Liberi avventori in libero convitto. Ma, per favore, se ruttate…manina alla bocca!

giovedì, maggio 25, 2006

PSICOPOMPE

Certe volte mi chiedo se anche il mio cervello sia o meno A-B-Normal.
Certe notti come questa lavoro, ma non è quello, il mio cervello cortocircuita. Non dà requie. Provoca struggimenti di un attimo, tempeste in bicchieri d'acqua e traccia grotteschi affreschi di normalità quotidiane. Le mie notti bianche, o meglio blu. Di quel blu oltremare che se mai lo usassi come colore ad olio ti impregnerebbe la tela e non asciugherebbe mai. L'inquietudine e lo sfiancamento dello spleen. Sì, il sistema nervoso funziona così. Eccitazione e fasi refrattarie. Mania e depressione. Insoddisfazione e resa. Fuoco e cenere.
Ci sono ceneri come sabbie mobili, come sabbie di una clessidra di pietra. E il tempo si ferma e si dilata. E non è più il tuo e tu non sei più te stesso. Brevi derealizzazioni che danno la vertigine dell'abisso. Quello che hai dentro. Il vuoto delle tue parole ed il pieno delle tue psicopompe.
Vieni, notte, spegni l'arsura dei miei neuroni. Resettami, svuota i miei file temporanei, deframmentami, rottamami, fammi nuovo e soprattutto salvami da me stesso (se mai è possibile).
Il Signore ci conceda una notte serena e un riposo tranquillo.

mercoledì, maggio 24, 2006

F.L.F.C.

E' costituito in data odierna con sede apolide il FRONTE DI LIBERAZIONE DALLE FACCINE DI CAZZO.
Sono membri fondatori: il Vitalux qui presente, la ZiaCassie e la Mic Zingara.
Aderite commentando. L'unione ci renderà forti. Basta con l'inespressività codificata! Basta con l'accelerazione sforzata della comunicazione in rete! Basta con l'omologazione del nulla! Ditelo con le parole! Ditelo con le vostre! E se non avete nulla da dire... TACETE!

martedì, maggio 23, 2006

Santa Rita s'accascia...

La signora che vedete negli ipotetici panni di suora agostiniana si chiama Rita, è santa dal 1900 e ieri ha festeggiato la sua ricorrenza. Auguri (Gemelli cuspide Toro)!.
In mano ha un crocifisso, oggi va di moda giacchè pure Madonna (la Ciccone intendo) si fa crocifiggere nei concerti. Nell'altra mano porta una corona di spine che si disse le diede origine ad una piaga in fronte guarita poi miracolosamente in occasione del Giubileo del 1450. La signora in vita sua ne ha viste di cotte e di crude. Un marito violento che la rese con più corna della corona di spine, due figli assolutamente disgraziati succubi del padre. E lei sempre fedele e paziente finchè morte non li separò. Pure le suore non la vollero perchè pare che avere come consorella una vedova non si potesse (o portasse male?). Poi - miracolo - grazie a tre uomini (il Giovanni Battista, l'Agostino e il Nicola da Tolentino, tutti peraltro santi) riuscì ad entrare. Che ci facessero sti tre maschioni in convento non è dato sapere...
Comunque fu considerata una grande mistica, paziente al punto di far rifiorire i rami ormai secchi e patrona dei "casi impossibili", dal momento che conosceva il segreto di far durare il matrimonio con un orco.
Insomma il qui scrivente è consapevole che il culto dei santi è materia ostica che va affrontata in modo rispettoso. Tanto più che egli stesso si professa credente. Non vorrebbe solo passare per credulone. E soprattutto trova che quelle lucine ORRIBILI che, se strabuzzate un po' gli occhi, vedete tutto a fianco dell'edicola votiva e sulla croce che la sovrasta siano un insulto all'intelligenza di chiunque. Di chi crede, di chi crede che no, di chi non crede e di chi a volte pensa che noi cattolici siamo ormai alla frutta. La signora ne ha viste di tutti i colori. Ma, per favore, queste no. E fatevi l'albero di Natale a casa vostra...

lunedì, maggio 22, 2006

Giorni di un futuro passato

Oggi è uno dei futuri possibili.
Tra poco potremo tutti vedere l'ultimo episodio della trilogia cinematografica degli X-Men con "The Last Stand". Sono fiducioso. Su certe storie e su certi personaggi non posso che aver fiducia. Perchè c'è stato un passato. E grandi storie. 1981 la prima volta, ma io la lessi nel 1989 in volumetto. "Days of Future Past", una grande saga. Prima di molta mia adorata fantascienza capì che cos'erano i paradossi temporali. Grazie ad un grande autore, che ancora oggi fa capolino dietro all'ideazione dei film. Difficile il fumetto su pellicola, ma sono fiducioso. In fondo i paradossi temporali insegnano una cosa sola: la qualità (se c'è) non ha tempo.

sabato, maggio 20, 2006

Havel Havalim

Non tutti i week-end riescono col buco. Proprio no.
"Non rimarra` niente di quello che siamo
ribelli al nostro destino
piccola minaccia in un tempo sbagliato."
(Un amaro sorriso - Negazione)
Domani sarà un altro giorno.

mercoledì, maggio 17, 2006

R.I.P.

Stanley Jasspon Kunitz, poeta, se n'è andato alla veberanda età di 100 anni. Con il giusto ritardo di chi non ha fretta di morire la notizia è da oggi ufficiale.
Pur invidiando tanta longevità, penso che ogni volta che un poeta muore il mondo sia sensibilmente più povero.


Touch Me


Summer is late, my heart.
Words plucked out of the air
some forty years ago
when I was wild with love
and torn almost in two
scatter like leaves this night
of whistling wind and rain.
It is my heart that's late,
it is my song that's flown.
Outdoors all afternoon
under a gunmetal sky
staking my garden down,
I kneeled to the crickets trilling
underfoot as if about
to burst from their crusty shells;
and like a child again
marveled to hear so clear
and brave a music pour
from such a small machine.
What makes the engine go?
Desire, desire, desire.
The longing for the dance
stirs in the buried life.
One season only,
and it's done.
So let the battered old willow
thrash against the windowpanes
and the house timbers creak.
Darling, do you remember
the man you married? Touch me,
remind me who I am.

Auguro a tutti di poter dire alla donna che amate: "Toccami, ricordami chi sono".
Questa ed altre trovate qui

martedì, maggio 16, 2006

With My Own Two Hands

I can change the world
With my own two hands...
Canta Ben Harper. Con 'sti due maritozzi? Stamattina erano due mani inutili. Parte del corpo a me molto cara, mi pesavano e mi pesava in realtà tutto. Onestamente sentivo che questo sarebbe stato un giorno in cui avrebbero lavato il mio viso e se stesse reciprocamente, aperto e chiuso porte, composto numeri telefonici, guidato auto, scritto cartelle cliniche e cartellini ambulatoriali, composto sms, indicato corridoi sterminati a sperduti pazienti, stretto altre mani, sentito battiti del polso, pestato tastiere, tagliato cibi e retto tazzine di caffè, mandato a quel paese qualche automobilista, maneggiato il mio scarso portafoglio, sfogliato riviste e libri, aperto custodie di cd, accarezzato qualche capello e sfiorato qualche viso, arginato qualche sbadiglio e stropicciato qualche cuscino. Ma sostanzialmente il mondo no, non l'avrebbero neanche sfiorato.
Poi stasera queste mani hanno sollevato una damigiana di vino rosso (grignolino) da 50 litri e l'hanno posizionata sopra un tino. Ed hanno improvvisamente cambiato umore. Ed il mondo è finalmente sembrato loro ben piccola cosa.
Alla vostra...

sabato, maggio 13, 2006

Un bel tacer non fu mai scritto


Ci sono sensi che necessitano di allenamento. Altri più ci caratterizzano senza faticare. Io ho un'ottima vista e ad esempio un udito che necessita di training continuo. Insomma certo rumore non lo sopporto.
Sentire scenari fantacalcistici con retrocessioni, scudetti tolti, punizioni esemplari, il ritorno alla genuinità del calcio (umpfff...) mi torce le budella. Da italiota sopporto ma molto male. Chè poi parrebbe che il popolo diviso per eccellenza possa trovare l'unità attorno ad una palla gonfia di soldi. Un Prodi che indica Letta come commissario al calcio. Profusioni di accordi bipartisan per salvare entrambe le chiappe di un paese preso ripetutamente per il culo.
Sentire poi uomini per tutte le stagioni minacciare appoggi esterni al governo se non si trova la poltrona alla Difesa. Pietà, datemi un sacchettino di quelli che trovate sul sedile davanti degli aerei.
Sentire un Papa, che comunque stimo, farsi prendere nel giochino che ci siano amori di serie A e B (ancora!) e letteralmente rompere i caciucchi di tutti interferendo stupidamente con questioni civili e per nulla spirituali addirittura mi rattrista. Perchè nulla come l'inopportunità può rovinare chi non sa tacere.

Insomma tacete. Per favore. Tacete.

PS: un'occhiata ai link datela; contengono informazioni più utili del post...

giovedì, maggio 11, 2006

H2OHISSA!

Potrei parlare di un brutto film. Ma cosa ne pensavo l’ho già scritto altrove.

E’ dell’acqua che vorrei parlare. Simbolo di nascita e di battesimi. Simbolo di morte e di navi nordiche che portano cadaveri all’oltretomba. Dal liquido amniotico all’Acheronte.
Acqua grigia che sporca la mia città in questi giorni.
“L’acqua te ‘nfonne e va tanto l’aria s’adda cagnà”.
Acqua che lava le mani di noi medici. Acqua che lava le mani di Pilato e le nostre coscienze. Acqua che purifica. Acqua d’alto mare blu che distende i nervi.
“Mare mare qui non viene mai nessuno a trascinarmi via”.
Liquido che è più o meno l’80% di noi. Liquido, solido, gas. Liquido che il Signore creò affinché l’uomo si lavasse. E ci sono alcuni maiali che se la bevono…
Acqua che scorre come i miei pensieri. Acqua che di mare colora una voce ligure amica.

"Perchè non ci provi ad arrenderti a un giorno di pioggia"
Pluff! E splash…

martedì, maggio 09, 2006

lunedì, maggio 08, 2006

Baby's got blue room

Ebbene sì, l'ho fatto. Sempre detto che il blu mi calma i nervi...

Oltre alla mia vi consiglio anche queste Blue Rooms:
The Blueroom.net
Blue Room.it
Blueroomdc.com
The Blue Room at American Jazz Museum.

Enjoy.

domenica, maggio 07, 2006

UPDATE (and UPGRADE)

Nelle prime ore di oggi è stata lanciata la nuova release di Vitalux®, software di comunicazione empatica p2p, ormai giunta alla versione 3.3 beta.

Tralascio i dati riguardanti l’elevato peso e l’instabilità del programma, soprattutto in ambiente Alcoholic®. Semplicemente, nonostante i numerosi tentativi di imitazione è ancora uno dei migliori programmi del suo settore, totalmente scaricabile con la possibilità di accedere al codice sorgente attraverso registrazione su FDA (Fool and Drug Administration).

Tempo di bilanci e compleanni, cari miei. L’autore di questo blog ormai invecchia in modo inarrestabile. Ma è contento dell’avventura intrapresa a novembre 2005, partendo dal nulla. Grazie al mondo blog e alla sua prima incognita commentatrice (X) egli ha conosciuto alcune piccole cose che voi “lurkers” non potete neppure immaginare. Ha visto blog diventare piccole community e raggi di creatività balenare in progetti come quello descritto nel post prima di questo. Ha conosciuto persone come se fossero insperati doni. E poi ha pianto le sue lacrime nella pioggia quando è stato il tempo che 42 morisse.

Porte che si aprono e chiudono, corse scellerate che affannano e si infrangono. E tutto questo un costo ce l’ha. Per chi ancora sa pagare avanzando qualcosa da donare.

“The door’s open but the ride it ain’t free”, Bruce Springsteen, Thunder Road, 1975.

lunedì, maggio 01, 2006

Sincronismi

Un esperimento di scrittura collettiva. Un po' colpa mia ma soprattutto merito altrui. Qui potete leggerlo.
Come assaggio un pezzettino dal primo capitolo:
“E voi cosa volete?...” se lo era scritto come sottotitolo del suo blog.
Era arrivato prestissimo, forse prima di tutti, ma entrava solo adesso. Partito in quarta, una volta arrivato al locale quella frase nella mente lo aveva bloccato. Se ne era lungamente stato fuori dal locale, sfumacchiando un paio di sigarette senza filtro.
Era intabarrato in nero, come se un corpo come il suo si potesse nascondere. Qualcuna l’aveva vista entrare. Gli erano sembrate persone decise e determinate, chissà perchè…
“Se proprio mi devo far del male ora forse è il momento” pensava nell’attimo in cui entrò. E qualcuno – “perché ho mai messo quella foto?” – ammiccava. Qualcuno che lo avrebbe chiamato Blu senza sapere che quello era il colore dei suoi pensieri. Qualcuno che stava già rompendo il ghiaccio al bancone. Perché – “per fortuna” – un bancone c’era. Un brivido freddo gli stava salendo sulla schiena, ma piano piano capiva che ce l’avrebbe fatta. Anche quella volta. “Basta un bancone e i tacchi di una donna che conosci da prima di sempre e il giochino ti riuscirà anche questa volta” ruminava dentro di sé.
Il miracolo dell’essere affabile e piacevole andava in scena anche questa sera.
In fondo era il suo mestiere, empatizzare con chiunque gli capitasse davanti. E certi mestieri non finiscono alle otto di sera.