5.15 a.m.

"silent, still and deep" (in qualche modo il motto del bradibionte) si trova come frase nel brano del titolo. Un pezzo da un recente album solista di Mark Knopfler.

Una frase così per iniziare un post che è una minima confessione.

Houston abbiamo un problema.

Metti ad un certo punto che tu ti sia rotto dei messaggi predefiniti e ad una persona nella tua vita tu voglia dire "ti amo". Ma per davvero, senza alcolici, senza febbre e con la normale accettabile dose di follia che al gesto si associa. Metti che te la senti dentro, una nausea dolce che ti chiude la bocca dello stomaco, ti svuota la testa, ti annebbia la memoria, un grido che vuole uscire dai ventricoli del tuo cuore spompato. E metti che quelle due paroline nate nella sede recondita della tua anima siano andate a morire sulle labbra di una donna, lei, l'unica in un gregge che per te fino al giorno prima brucava attorno stanco. E l'eco si sia spento nelle sue orecchie morbido, accogliente, caldo e, miracolo, ricambiato in quegli occhi in cui affoghi perchè, tutto ad un tratto, non sai più nuotare. E poi?

Perchè è il poi che ti strugge. Nudo, sei nudo come qualcuno dopo il peccato originale. Lo senti, quello sì, il freddo del quotidiano, della routine. Ora che per te non vale più. Hai aperto il vaso di Pandora, hai rubato il fuoco agli Dèi, hai guardato negli occhi la Gorgone. E la notte (quando dormi ché certe notti non son fatte per dormire) guardi il vuoto, impietrito, impaurito, tremante. Indietro non si torna. E qualunque tuo gesto è un potenziale errore dopo l'unica cosa giusta. E ti apri all'altro perdendo te stesso. E lo vorresti in te, ma non puoi. Perchè vive fuori di te. E la vorresti subito, ora, per sempre. Alla faccia del tuo tempo lento che steppa e si inchioda. Perchè è lei che ti rende completo sviscerando la tua indolente, ineluttabile incompletezza.

Sì, Houston, abbiamo un problema. E non torneremo più a Terra.