Premessa: a me i cattivi maestri sono sempre piaciuti. Hanno sempre avuto una potenza comunicativa enorme. “I discorsi devono aprire il cuore del Volk come colpi di maglio” diceva Hitler. Anche se... Ora Giancarlo Borsetti con il suo libro “Cattiva Maestra” vorrebbe aggiungere alla lista anche la Signora Oriana Fallaci. Seconda premessa: a me costei non ha mai entusiasmato. Però mi ha sempre fatto pensare al fatto che ogni scrittore è libero di scrivere ciò che vuole finchè non ha successo. La rabbia contagiosa della Fallaci sarebbe un eccesso di orgoglio che porta a teorizzare metodologicamente “per inimicos”, ossia per scorciatoie sofistiche. Creo un Nemico con la maiuscola, lo svaluto con affermazioni catatimiche e “essenzialiste” (cioè “di tutta l’erba un fascio”) e poi voglio proprio vedere chi non mi viene dietro. Vero, non è il modo migliore di procedere, però… Però, e questo mi costa, la Fallaci merita due considerazioni. Procedere per “l’altro è nano e ladro, ha tutte le tv, ecc..” non mi pare che abbia giovato al centro-sinistra, mentre questo metodo secondo Borsetti avrebbe un fascino irresistibile. Purtroppo ci vuole qualche qualità. Almeno come scrittrice o oratrice, cosa che evidentemente manca in certi schieramenti politici.
La seconda considerazione è che cercando la “simpatia metodologica” Borsetti cerca di colpire basso, anche se, per fortuna non lo esplicita. A me (deformazione professionale) pare abbastanza normale che una persona molto intelligente afflitta da un male balordo come il tumore debba necessariamente per la sua vita incominciare a ragionare contro il Nemico.
E così scrivendo Borsetti velatamente fa alla Fallaci la stessa critica che a un grande come Leopardi si faceva secoli fa: “parla così perchè è gobbo, sfigato e malaticcio”. Ecco cosa Lui rispondeva all’editore francese: “je vais…prier mes lecteurs de s’attacher à détruire mes observations et mes raisonnemens plutôt que d’accuser mes maladies”.
Perché allora la Signora Fallaci ha successo? Perché oggi l’etica nell’età della tecnica (come direbbe Galimberti) è disarmata. Perché nessuno, a parte pochi e complessi esperti ha ragionevolmente chiaro l’orizzonte degli eventi quotidiani. Ed è troppo difficile cercare di capire il perché delle cose, che in genere è asettico e poco eccitante. Vi rendete conto di quanto sia più facile leggere annuendo chi con la forza dell’invettiva, ma anche di un linguaggio efficace ed impeccabile, comunica calde e irrazionali emozioni?
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