domenica, agosto 13, 2006

FETICISMI

Guardateli bene quei piedi. Non vi dirò mai qual è il mio. Ma è tutta brava gente. Forse.
Stanotte bollino rosso. Si parla di perversione. Di cui il feticismo è solo una variante. Spesso considerata maschile. Ma non è nient’altro che una figura retorica. Una sineddoche. La parte per il tutto. Il tutto sarebbe poi quella variante dell’amOre che si occupa di cazzi e fiche facendoli interagire tra di loro in modo completo, orgasmante e, secondo alcuni, sano.
Tale tutto è, come capirete, talmente ingombrante e fastidioso che pur di sopravvivere certuni si accontentano di occuparsi di un pezzo soltanto. Facendo finta che basti. E in genere basta. Perché è il fare finta che conta. Ebbene sì. Pure nell’amOre.
La perversione è uno scotto che si paga tutti quanti. Alcuni facendone abiura. Altri aderendo ad essa. E’ il dazio del vivere civile, la forca caudina che cerca di incasellare istinti animaleschi in ruoli sessuali di genere. E’ nell’ossessione della normalità che nasce, si nutre e cresce la perversione.
E occhio cari miei maschietti. Perché se la nostra perversione, come il nostro pisello, si urla al mondo, quella femminile si gioca maggiormente nell’intimo, dalla brava mogliettina incestuosa, alla suorina automutilante, alla mantide non tanto religiosa, alla santa anoressica, alla tigre del ribaltabile. Tutto molto più raffinato. Dove noi si ha una clava rudimentale la nostra controparte contrappone dei rudimenti grotteschi di ruolo.
Non vi dico dove mi pongo io. Piuttosto vi lascio come compito durante la mia assenza (16 agosto – fine mese) quello di chiedervi dove siete.
Lascio le chiavi alla Signora delle pulizie di questo blog, consapevole di cucire addosso ad una persona oltre che una responsabilità non voluta anche un abito succinto da domestica non propriamente, che dire, sano? Ma so che capirà e forse sorriderà.
Ho già astinenza di questo luogo. Chiamatela se vi pare perversione.
Torno sulla mezzaluna ligure ad inchiodarmi al mio ruolo. E a fingerne altri cento.
Pur di vincere il tedio che avvelena lo “spirito guerrier ch’entro mi rugge”.
Acknowledgments: Louise J. Kaplan – Perversioni femminili – Raffaello Cortina Editore, Torino, 1992.
On air: Sylvain Chaveau & Ensemble Nocturne -
Stripped

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Cazzo, quelle scarpe le ho rotte. Il top rimangono i trampoli...
Farò del tue veci. In abiti succinti. Ovviamente.
La signora delle pulizie.

Vitalux ha detto...

Mi raccomando segni le spese. Le chiavi sono in cucina vicino al cesto della frutta.

Anonimo ha detto...

La cresta la posso fare?

Vitalux ha detto...

Ti spezzo le braccine...

Anonimo ha detto...

...ti spezzo le braccine e' Copy mio (ma porca di quella zozza non trovo il simbolino...

Vitalux ha detto...

Quando sarò famoso (più di ora) cara Zia mi ricorderò di lei.

Anonimo ha detto...

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®
Vualà.

Cià, Vita. Torna vincitor.

Vitalux ha detto...

Grazie di tutto kao. Non solo del caffè.

Anonimo ha detto...

grazie Kao